
“La preparazione mentale nell’arrampicata sportiva” Silvio Reffo intervista Luca Montanari
Che in uno sport come l’arrampicata non sia determinante solo la parte “hardware” del nostro corpo ma sia assolutamente fondamentale anche quella “software”, ovvero mentale, è un fatto di cui chiunque arrampica è ben conscio. Ecco perché il nostro Silvio Reffo, dopo aver esplorato gran parte dei temi relativi alla fisiologia e alla preparazione fisica per l’arrampicata con questo articolo ne racconta l’aspetto mentale. Lo fa intervistando Luca Montanari (in foto qui a fianco), una guida alpina che alcuni anni fa ha scelto di indagare questa dimensione, non solo nell’arrampicata ma nello sport in generale. Vediamo cosa ha raccontato a Silvio:
Ciao Luca, presentati brevemente.
Sono guida alpina da oltre 10 anni, faccio parte della scuola veronese XMountain ed insegno presso il Liceo della Montagna di Tione (TN). Inoltre, dopo un accurato un percorso di studi, da 2 anni sono Sport Mental Coach. Svolgo il mestiere di guida a tempo pieno, spaziando dall’arrampicata in Dolomiti su vie di elevata difficoltà a salite di ghiaccio anche molto impegnative e discese di sci ripido. Negli ultimi anni mi sono concentrato particolarmente sull’alta montagna e sulle spedizioni extraeuropee, pianificando in genere 2 spedizioni all’anno. Ho compiuto arrampicate ed ascensioni su cime delle Montagne Rocciose del Nord America, arrampicate sulle più famose pareti californiane nella valle di Yosemite Park, salite e tentativi dai 6000 agli 8000 metri in Nepal, Tibet, Cina, Ladakh, Sudamerica.
Cosa ti ha portato ad approfondire questo tema e quindi ad occuparti di mental coaching?
Da sempre, la montagna è terreno di insegnamenti e nuovi stimoli per imparare e mettere in cantiere sfide e progetti sempre nuovi. In particolare, le spedizioni extraeuropee, le altissime quote, mi proiettano in una dimensione di concentrazione e trasporto assoluti, dove il dialogo con la mia mente è totale. Un viaggio verso una consapevolezza di sé sempre più approfondito, insomma.
Sono fortemente convinto che il binomio mente-corpo sia determinante per il raggiungimento di obiettivi difficili ed ambiziosi: per questo, nel 2017, ho conseguito la qualifica di Coach professionista e ho cominciato a lavorare su progetti mirati alla preparazione mentale nell’arrampicata sportiva e nell’alpinismo.
Per 20 anni il mio Coach è stata lei, la montagna. È arrivato il momento di mettere al servizio degli altri tutto ciò che lei mi ha insegnato.
Nello sport, soprattutto ad alto livello, la componente mentale riveste un ruolo decisivo. Come vedi questo aspetto, sia a livello amatoriale che professionistico, nel nostro sport?
La preparazione mentale fa parte delle varie tipologie di preparazione (fisica-tecnica-tattica e, appunto, mentale) che un atleta dovrebbe allenare.
Purtroppo, spesso si cade nell’errore di tenere poco in considerazione l’aspetto mentale, che invece è di fondamentale importanza per l’arrampicata, trattandosi di una disciplina ad alto impatto emotivo.
Per la mia esperienza personale posso dire che la preparazione mentale è utilissima sia per un appassionato di arrampicata, sia per un professionista. Ciò che atleti amatori o professionisti devono comprendere fin da subito è che per allenare la parte mentale occorrono la stessa determinazione e sacrificio di quando ci si prepara a livello fisico e tecnico: un passaggio obbligato che permette non solo di raggiungere gli obiettivi prefissati in tempi definiti, ma anche di vivere tutto il percorso con pienezza e consapevolezza.
Che cosa è esattamente uno Sport Coach?
Uno Sport Coach abilitato è colui che ha frequentato una Scuola di Coaching (con corsi di specializzazione e aggiornamenti) ed è iscritto all’Associazione di Categoria Nazionale in base alla legge 4/2013. Il percorso formativo che abilita a questa professione prevede dei corsi specifici di coaching e di formazione professionale, volti ad ottenere una preparazione teorica e pratica altamente qualificata. Lo Sport Coach ha principalmente il compito di allenare la mente degli sportivi a tenere sotto controllo le emozioni e a governarle, arginando i pensieri limitanti.
Secondo una ricerca condotta dalla British Psycological Society – Concentration Skills Training in Sport, l’allenamento mentale fatto in modo professionale da un Coach Sportivo può aumentare i risultati delle performance di uno sportivo di oltre il 50%. Ma in realtà, il campo d’azione di uno Sport Coach non si limita al solo lavoro one-to-one con il singolo atleta o con la squadra. Sempre più spesso, questa figura viene inserita all’interno di società sportive o federazioni con il preciso compito di trasmettere competenze specifiche ad allenatori e tecnici come: leadership, comunicazione efficace, ascolto attivo finalizzato a migliorare la qualità del lavoro.
Quanto pensi che l’aspetto mentale, paura ecc, influisca negativamente sulla progressione di arrampicatori di medio livello?
La paura del volo è sicuramente uno dei blocchi mentali più diffusi tra gli arrampicatori medi. Quello che posso dire a riguardo su questo aspetto è che non esiste una tecnica assoluta che vada bene per tutti: per insegnare a gestire al meglio la paura, è necessario analizzare singolarmente ogni caso, perché ogni persona ha modalità e tempi di reazione diversi. In realtà a tutti i livelli – dall’amatore al professionista – c’è sempre molto margine di miglioramento, se si ha la costanza di allenare questi aspetti. Sempre più atleti ad alto livello sono seguiti o comunque lavorano moltissimo su questi aspetti: Chris Sharma, Adam Ondra o Janja Garnbret solo per citarne alcuni. Se si vuole alzare l’asticella occorre dar fondo a tutte le risorse e potenzialità che abbiamo e, dato che il potenziale umano è infinito, non porsi limiti sui margini di miglioramento. Questo discorso vale per tutti e a tutti i livelli.
Esistono strategie, esercizi che possono aiutare a migliorarsi e ad allenare questa componente?
Sono molti gli aspetti su cui andiamo a lavorare con l’atleta: prima di tutto occorre lavorare sulla costruzione e pianificazione degli obiettivi. Senza un obiettivo ben costruito non si va da nessuna parte. Per migliorare il suo rendimento in allenamento e la sua performance in gara, l’atleta deve lavorare sul proprio stato d’animo; quindi deve andare a modificare alcuni aspetti legati alla sua fisiologia (postura, respirazione, tensione), al suo dialogo interno (parole, pensieri, domande) e ai focus e credenze che possiede (limitanti o potenzianti). Tutti questi aspetti vanno a identificare quello che viene chiamato in gergo: “Inner game”, il gioco interiore.
Qual è il tuo consiglio da alpinista, guida alpina e sport mental coach per chi si avvicina a questa disciplina o magari da anni la pratica, e vuole continuare a migliorarsi?
Da più di vent’anni la montagna è il mio coach nella vita di tutti i giorni. L’alpinismo e l’arrampicata sono entrambe attività che, se ti prendono, ti accendono un fuoco, una passione della quale non potrai più fare a meno. Un messaggio che vorrei dare, in particolare ai giovani che si accostano a queste attività, è quello di praticare queste discipline con grande passione e di trovare la propria strada in questo mondo. Ma, ogni tanto, domandarsi: perché lo faccio? Cosa non mi fa dormire la notte al pensiero che il giorno dopo si arrampica? Ascoltare il proprio cuore e seguire ciò che dice, senza nessun tipo di condizionamento. Essere curiosi e onesti con sé stessi. E studiare: leggere la storia dei grandi alpinisti e dei climbers più forti è fonte di ispirazione, di motivazione e di carica, ma infonde anche un atteggiamento di consapevolezza e di umiltà, dando un tracciato ben preciso del percorso che si è intenzionati ad intraprendere. Se poi si vuole alzare l’asticella, o superare un blocco, o mettere in cantiere un progetto apparentemente impossibile, l’unica cosa da fare è mettersi sotto, chiedere un aiuto qualificato e lavorare sodo. I risultati, prima o poi, arrivano!