Ritorno in parete


Prosegue il racconto di Ermanno, dopo le puntate precendenti:

“Il 9 siamo già di ritorno alla truna e il giorno dopo, il 10 novembre, alle 6.55 lasciamo la nostra casa bianca pronti a risalire il ghiacciaio. Anche oggi sarà una giornata molto lunga e non solo. Decidiamo di guadagnare ancora un paio di tiri mentre Mirko e Giorgio iniziano a fare “il trasloco”. Ciò significa tirare su i sacconi e le porta-ledge. Con un altro tiro che ben ricordo arrivo al bivacco che chiameremo “Los Cuatros”. La giornata è stata più lunga del previsto. Come ho scritto sul mio diario “giornata massacrante”. E’ già passata da un po’ la mezzanotte quando finalmente possiamo mangiarci il nostro liofilizzato e solo alle 2 ci distendiamo nei sacchi a pelo. La mattina successiva abbiamo iniziato ad arrampicare piuttosto tardi. Ale ha salito il diedro sopra le tendine e poi ha fatto quel tiro duro off-with. Ovvero una fessura larga e dura, quasi improteggibile. Poi mi raggiunge Mirko mentre Ale scende ad aiutare Giorgio a recuperare l’ultimo saccone. Tocca a me sul “tiro dei molti spaventi” degli anni precedenti. Però direi che va bene e solo verso sera torniamo alle ledge. È iniziato il vento e la temperatura è molto bassa”.

Panoramica del ghiacciaio Hielo Continental

“Il giorno successivo infatti nevica e c’è vento. Sarebbe molto noioso continuare con il racconto giorno per giorno delle giornate seguenti. In effetti alcune di queste sono stati molto noiose anche per noi. Un giorno riusciamo a salire un tiro che sarebbe stato elementare se non fosse che era una lastra di ghiaccio quindi una ‘tribulada’ per Alessandro. Poi segue un altro giorno lungo su un tiro molto delicato su lame sottili e per niente affidabili. Poi durante un’altra giornata Ale riesce a continuare su un altro tiro e poi ancora uno e quando scende è molto felice. Mi parla di un tetto di oltre 4 metri quasi orizzontale ma inciso da una fessura…”

Il Circo de Los Altares

Vita in truna

Le portaledge disperse in parete

I nostri sacconi Zenith in sosta, ricamati dal maltempo patagonico