
L’atleta polacca Karolina Ośka si racconta dopo aver chiuso il suo primo 8C
Karolina Ośka, atleta polacca del Team CT, in estate ha chiuso il suo primo 8C, “Nie dla psa kiełbasa”, e Piotr Czmoch l’ha intervistata.
Come ti senti a essere la quarta (se non erro) donna polacca a chiudere un tiro gradato 8c?
Ma siamo di più! Ola Taistra, Kinga Ociepka, Nina Gmitter, Ida Kupś, Ola przybysz e Sylwia Buczek. Forse me ne sono dimenticata qualcuna… L’8c per una donna non è poi così raro e sono certa che presto anche altre ragazze che scalano a “The Crown”, una palestra di Cracovia, chiuderanno certi gradi. È bello vivere in un’epoca in cui riuscire in una tale impresa abbia ancora senso (ride). A ogni modo, le polacche che ce l’hanno fatta non sono molte. Non ho ancora provato un 8c fuori dalla mia terra: saranno più interessanti? Lo vedremo presto!
Negli ultimi due anni è stato difficile vederti in falesia, ma ci pervenivano notizie dei tuoi risultati lungo vie multipitch, su Picos De Europa e a Yosemite. Il fatto che tu abbia scalato “Nie dla psa kiełbasa” (“Il miele è troppo buono per un orso”) significa che tornerai all’arrampicata sportiva?
Sì, ma c’è un significato nascosto. Credo sia una fase, dopo di che torneranno nuovamente le big walls. L’arrampicata sportiva è sempre stata importante per me, anche in questi ultimi due anni, in cui ho scalato su diversi multi-pitch. Durante questo periodo il mio atteggiamento verso l’arrampicata sportiva è cambiato parecchio. Ho ancora voglia di scalare su roccia, sul duro, ma per il momento so che questo rappresenta solo una piccola opportunità delle tante che mi può offrire l’arrampicata: quando penso all’arrampicata sportiva come unico obiettivo, avverto un senso di incompletezza. Manca un po’ di avventura, qualcosa di misterioso o forse qualcos’altro, a cui non so dare un nome. Alla lunga mi sembra limitante: avverto il bisogno di diversificare perché quando arrampico troppo in falesia mi sento bloccata in una routine. Quando vado a scalare in montagna per troppo tempo inizio a sentirmi stanca ed esausta, e questo ha a che fare con tutto quello che c’è dietro – l’alzarsi presto o il fare sosta in posizioni scomode. Mi piacciono le vie multi-pitch difficili, ma per superarle bisogna essere veramente bravi a scalare, per cui devo allenarmi duramente! Per questo mi ripeto: «E’ ora di andare in falesia e dedicarmi un po’ all’arrampicata sportiva!».
Ti sei allenata in modo particolare durante la primavera o hai scalato come sempre?
Ero determinata e avrei voluto allenarmi bene durante l’inverno, ma non ha funzionato. Avevo altri “grilli” per la testa e così sono giunta alla conclusione che avrei dovuto riordinare la mia vita professionale. Non volevo programmare i miei allenamenti e poi trovarmi a non poterli eseguire al 100% o essere frustrata perché non avevo abbastanza tempo. Quindi ho puntato a divertirmi mentre arrampicavo e ad allenarmi il più possibile. So che l’inverno prossimo dovrò allenarmi duramente e in maniera sistematica.
Come dividi il tuo tempo tra scalare in falesia e in palestra?
Senza dubbio passo più tempo sulla roccia. Fino a poco fa niente poteva convincermi a scalare al chiuso quando fuori, a giugno, brillava il sole, ma recentemente le cose sono cambiate. Forse perché adesso c’è l’aria condizionata al “The Crown”? (ride)
Rispondendo alla domanda, arrampico in palestra pochissimo, ma quando lo faccio si notano subito i risultati su roccia. Una settimana prima di scalare “Nie dla psa kiełbasa” mi sono allenata in palestra, la prima volta da aprile, e come avrete notato le cose sono andate benissimo.
Segui qualche dieta speciale quando provi una via difficile?
Non seguo una dieta particolare, mangio come al solito, evitando, magari, caramelle e pane. Ma ho le mie debolezze, per esempio il burro di arachidi, che fagociterei sempre in grandi quantità.
Cosa mangi quando sei in falesia?
Di solito mi porto un contenitore con i fiocchi di latte e la chia, farina d’avena e frutta. A parte quello, mangio tanta frutta, uvetta e datteri secchi.
Andrai a scalare a Mammoth Cave?
Scalo lì regolarmente, ma senza grandi aspettative o risultati spettacolari. So che mi regalerà soddisfazioni in futuro, ma per il momento lo frequento semplicemente per allenarmi, socializzare e divertirmi.
Che programmi hai per questa stagione?
Ho ancora da lavorare su “Pochylec” e penso andrò a Mammoth Cave più spesso. Quando mi organizzerò con il nuovo lavoro, a fine anno, andrò in Spagna.
Quando abbiamo chiesto alla figlia di Waldemar Podhajny cosa faceva il padre guardando la tivù, lei ha risposto «Fa le trazioni». Tu cosa fai quando sei libera?
Di solito, se non vado da nessuna parte, passo molto tempo arrampicando, lavorando e imparando. Un anno fa ho scoperto la programmazione, e faccio questo. Nel mio tempo libero leggo e mi vedo con le persone a cui tengo.
Quante ripetute fai sulla sbarra?
Non ne ho idea. Sto facendo ripetizioni da dieci, ma non tento nessun record e non credo riuscirò mai a fare una trazione con un braccio solo.
Cosa pensi dell’arrampicata femminile in Polonia? Nell’Ovest ci sono molte ragazze che scalano su tiri duri. C’è un bel gruppo di donne forti in Polonia, e sono avanti rispetto ad altre.
Se dovessi valutare la scalata femminile in Polonia semplicemente guardando i risultati delle ragazze che mi circondano, direi che tutte scalano almeno sul VI.5. Vedo ragazze forti e la maggior parte di loro sono più forti di me, ma non usano la loro forza al massimo, credo per un discorso di motivazione e priorità. Questo gruppo di donne, comunque, non è poi così ristretto.
Siamo lontani dal resto del mondo? Personalmente credo che sia simile nella maggior parte dei Paesi: c’è sempre un gruppo di donne che scala su vie difficili. Sono sicura che certi Paesi siano meglio organizzati per quanto riguarda le gare, ma questo non si traduce facilmente nell’arrampicata sportiva.
Sei versatile – arrampicata sportiva, trad e multi-pitch. E del bouldering cosa ci dici?
Allora non sono proprio così versatile (ride). Ho provato diverse volte a praticare bouldering, ma non mi affascina molto: non mi ispira troppo scalare grossi massi di roccia. In più, non mi entusiasma il fatto di scendere dai sassi cadendo su di un materasso. Però, mai dire mai, forse un giorno…!
Dove preferisci scalare in Polonia? E all’estero?
Il mio posto preferito dove scalare in Polonia è Pochylec. In Europa, invece, amo molto Siurana, in Spagna, e sono sempre felice di ritornarci.
Le tue debolezze nell’arrampicata?
Non sono molto forte: mi servirebbe un po’di forza boulderosa.
Hai sofferto di infortuni?
Per anni non mi sono infortunata. L’anno scorso, invece, le cose sono cambiate e ho iniziato ad avere problemi con le guaine dei tendini delle dita. Fortunatamente è successo quando mi stavo preparando per andare a Yosemite, dove avrei scalato in fessura, quindi non rappresentava un grave problema. Ogni qualvolta era possibile, scalavo anche a Jura, in Polonia, scegliendo attentamente le vie, per esempio “Pierdolony Ogranicznik”, ma in quel periodo non sarebbe stato fattibile scalare sulle tacche di “Nie dla psa kiełbasa”, quindi avevo optato per “Power Playa”, che per me, in realtà, rappresentava più un riscaldamento. Temevo che il problema potesse presentarsi una volta a Yosemite: per un lungo periodo, quando scalavo sulle tacche, sono rimasta mentalmente bloccata. Anche ora, quando scalo su vie difficili, mi controllo sempre le dita per accertarmi che vada tutto bene. Tuttavia, ci sono anche degli aspetti positivi: ho imparato la lezione, e ora rispetto maggiormente le mie dita, non usando in maniera indiscriminata ogni minuscola tacchetta, come facevo prima.
Per quanto riguarda gli altri sport? Cosa fai oltre ad arrampicare?
Vado in bicicletta, dovunque. E corro tanto, per aumentare la resistenza e la forza negli avvicinamenti. Non ho tempo per altro.
Ti sto intervistando a Rodellar e siamo seduti accanto al tuo primo 7c RP. Come descriveresti questi ultimi sei anni dal 7c all’8c?
Ho trascorso i primi anni cercando di migliorarmi rispetto agli anni precedenti. Ogni anno c’era un nuovo risultato, scalavo le classifiche, e continuavo a guardare 8a.nu. Quando ho liberato il mio primo 7c ho iniziato a programmare tutta la mia vita intorno all’arrampicata. Era appena prima di iniziare l’università a Cracovia. Mentre studiavo ho scalato tantissimo, ma a un certo punto non mi rendeva più felice. Forse perché non era semplice alzare l’asticella e scalare su vie sempre più difficili, oppure perché stavo arrampicando troppo, con troppi viaggi, ed era diventata una routine. Capii anche che non volevo lavorare e arrampicare insieme, perché mi stava portando all’esaurimento, così ho preso le distanze dal grado e i risultati su roccia hanno smesso di affliggermi. Adesso, se cado da un VI.1, mi viene da ridere, non mi arrabbio più e non mi importa cosa pensano gli altri. Sono consapevole che avrei potuto liberare tante vie più velocemente (anche “Nie dla psa kiełbasa”), andando in palestra invece di scalare su roccia. Ma cosa mi rende più felice? Non trovo benefici nel costringere me stessa a scalare su vie dure; la cosa più importante che ho imparato in questi anni dal 7c all’8c è che il mio obiettivo non è fare numeri, ma scalare, perché mi piace e mi rende felice. Non intendo sminuire il significato della rivalità, visto che aiuta a trovare la giusta motivazione e a spingersi oltre i propri limiti. E’ qualcosa che mi piace molto dell’arrampicata. Apprezzo la bellezza dei movimenti, la natura e le persone. E’ fantastico sfidare i propri limiti avendo la consapevolezza di potercela fare. In questi momenti nella tua testa non c’ è spazio per nient’altro, è un momento topico. E lo senti a prescindere, sia al tuo primo 7c o 8c.
Il tuo livello migliore on sight?
Ho scalato delle vie di 8, ma l’on sight più importante è stata “La Crema”, tiro di 7c+, a Siurana.
Sono sicuro che tanti dei tuoi fan non vedono l’ora di sapere che materiale usi.
Sono una fan dell’imbracatura “Ascent” di Climbing Technology, con cui collaboro da oltre un anno: è completamente regolabile, leggera, durevole e molto comoda. La uso dappertutto, sia in montagna che in falesia. Per quanto riguarda i rinvii, quando sto provando vie RP non posso fare a meno dei “Nimble Evo Set”, sempre di Climbing Technology: sono comodi, relativamente leggeri e mi piacciono tanto i colori. Per vie OS, invece, uso i rinvii CT “Fly-Weight Evo Set XL”, perché estremamente leggeri: ti dimentichi di averli attaccati all’imbracatura e non devi mai preoccuparti di portarne con te qualcuno in più o in meno; preferisco il modello con la fettuccia da 17cm. Per la stessa ragione, li uso anche per arrampicare in montagna, ma in questo caso uso la fettuccia da 22cm.