
Berni, Luca e il sogno americano
«Si parte! Finalmente dopo gli ultimi preparativi siamo sul volo che ci porterà negli States, dove resteremo per una cinquantina di giorni con l’intento di arrampicare sulle rocce più famose della zona. Condivideremo questa bella esperienza con tre amici (Andrea, Leonardo e Graziano) altrettanto motivati a trascorrere questo ‘lungo’ periodo tra le pareti americane.
Atterrati a San Francisco, ritiriamo il camper e ci dirigiamo verso la Yosemite Valley. Per prendere un po’ di confidenza con il granito liscio e le fessure tipiche del posto, decidiamo di salire alcuni monotiri storici e qualche via multipitch, tra cui la bellissima e classica “The Rostrum”: una decina di tiri interamente in fessura, dove la tecnica d’incastro la fa da padrona.
- The Rostrum
Dopo circa una settimana di ‘acclimatamento’, la nostra intenzione è quella di scalare su El Capitan, la parete più famosa e imponente dell’intera valle, con i suoi quasi 1.000 metri di sviluppo. La via scelta è la super classica “The Nose”, salita per la prima volta nel ’58 da Harding e compagni. Si tratta di un itinerario che, generalmente, viene completato in 3-4 giorni, bivaccando su alcune cenge naturali che si trovano durante la salita. L’obiettivo, però, è quello di riuscire a percorrerlo in giornata. Così, partiamo di notte super motivati e saliamo rapidamente i primi tiri con la luce della frontale. Tutto procede per il meglio: manteniamo un buon ritmo e prima del calare del sole, verso le 17, ci ritroviamo in cima al Cap!
- El Capitan
Dopo l’entusiasmante ascesa del “Nose”, altri progetti molto ambiziosi ci attendono, ma a causa del maltempo prolungato in arrivo, siamo costretti a rinunciare. Così, comunque soddisfatti, decidiamo di spostarci nel Red Rock Canyon, vicino a Las Vegas, dove ci divertiamo per qualche giorno, tra bouldering e vie sportive, sulla bella roccia rossa caratteristica di questa zona.
Da qui, il nostro tour prosegue nella parte sud-occidentale dello Utah, direzione Zion: un bellissimo canyon caratterizzato da pareti verticali di arenaria. Tra le salite più interessanti spicca quella di “Moonlight buttress” (5.12d), un vero must della zona: 300 metri di parete solcati da una fessura perfetta e super estetica, un vero capolavoro!
Per non perdere il giusto feeling con l’arrampicata sportiva ci spostiamo alcuni giorni nella zona di St. George, dove facciamo visita ad alcune falesie meritevoli, tra cui Virgin River Gorge, Welcome Springs e Namastè Wall.
Il viaggio prosegue verso il Colorado, con l’intenzione di scalare nella famosa falesia di Rifle. Qui, purtroppo, siamo sorpresi da freddo e neve, così, nonostante la motivazione iniziale, arrampichiamo un paio di giorni in condizioni proibitive per poi dirigerci in posti più caldi.
Dopo una breve sosta a Moab, eccoci a Maple Canyon, luogo particolare per la scalata sportiva su strutture di conglomerato molto compatto. “Divine fury”, la linea più impegnativa della falesia, un 8c, è sicuramente una delle vie migliori che siamo riusciti a salire in zona: un itinerario di circa 35 metri quasi completamente in tetto, che attraversa la grotta tramite particolari conformazioni rocciose.
- Maple Canyon
A distanza di due settimane dalla fine del viaggio, un altro amico (Federico) si aggiunge alla compagnia e tutti insieme ci rechiamo nella mecca delle fessure: Indian Creek! La varietà e la bellezza delle sue vie, unite a un ambiente spettacolare, rendono questo posto un vero paradiso per la scalata trad. Insomma, divertimento assicurato! Tra le salite di spicco citiamo: “Big baby” (5.11 0w), “Less than zero” (5.13), “Death of cowboy” (5.13), “Ruby’s cafè” (5.13) e la gettonata “Scarface” (5.11).
- Indian Creek
L’ultima parte della vacanza la trascorriamo nella suggestiva Joshua Tree, località famosa che prende il nome dalle omonime piante presenti in tutta l’area. L’intera zona è cosparsa di sassi più o meno grandi, che rendono possibile sia l’arrampicata sportiva che il bouldering.
Dopodiché, prima di riconsegnare il camper noleggiato, facciamo una veloce visita a Santa Cruz, luogo senz’altro povero di roccia ma ricco di onde e surfisti, e a San Francisco, dove, a malincuore ci attende l’aereo di ritorno che riporterà la ciurma a casa.
Questa esperienza negli USA è stata non solo un viaggio focalizzato sulla ‘prestazione sportiva’ a sé stante, ma anche sull’arrampicata nelle sue varie forme, quindi dal bouldering all’arrampicata sportiva e ‘trad’, ma soprattutto un modo per esplorare, in compagnia di ottimi amici, posti per noi nuovi. In poche parole… speriamo di ripeterla al più presto!».
Luca Bana e Bernardo (Berni) Rivadossi
- Bouldering
- Luca e Berni