
Alessio Roverato apre “Distensione”, sul Monte Spitz – Breve racconto di una lama che fu
«Sono con Angela intento nell’apertura di una nuova linea sulla solare parete Sud del pilastro Ovest del Monte Spitz.
Inizio ad aprire il secondo tiro. La sequenza di operazioni è sempre la stessa: arrampico per una manciata di metri, cerco un punto decente dove posizionare il cliff, mi appendo, pianto uno spit e rinvio la corda.
Tutto come da procedura.
A un certo punto, però, avverto una presenza a una decina di metri sulla mia sinistra. Giro la testa per guardare e per un attimo rimango atterrito: un’enorme lama appoggiata alla parete giace lì, ferma immobile non so per quale strano equilibrio della natura.
Sarà grande più o meno come il muro della mia cucina. Guardo meravigliato e cerco di capire cosa le impedisca di precipitare nel vuoto. Sembra un grosso pezzo di corteccia che non si è ancora staccato dal tronco dell’albero e rimane lì appeso agli ultimi filamenti di legno.
Tra me e me penso che prima o poi la natura farà il suo corso e quando lo vorrà questa enorme lama diventerà parte integrante dei sassi che giacciono in mezzo al bosco sotto la parete.
Torno a concentrarmi sull’arrampicata e continuo a salire verso l’alto sperando di non fare incontri simili direttamente sopra di me.
Alla fine, solo l’ultimo tiro mi fa penare un po’, a causa di qualche ribaltamento da fare sulle cenge erbose terminali dove non sapevo quale ciuffo d’erba afferrare per “tirarmi su” alla meno peggio. Pazienza, sono cose che fanno parte del gioco.
Nasce così “Distensione”, una bella vietta con difficoltà non molto elevate adatta per le fredde giornate invernali.
Un paio di mesi dopo torniamo per scattare qualche foto e in prossimità della base della parete noto subito diversi alberi abbattuti contornati da una miriade di massi caduti di recente. Penso subito: la lama!
Guardo in alto, ma la grande lama non c’è più. Solo una grande macchia gialla ne ricorda la precedente presenza».
Testo di Alessio Roverato
Scheda tecnica_via Distensione
Foto: Samuel Scotton