Appuntamento con la storia. Reffo supera la ” Noia “.


La falesia di Andonno è una delle più famose d’Italia per vari motivi. Sicuramente uno di questi è che vanta due primati importanti: è qui che è nato il primo 8c+ italiano ed anche il primo 9b italiano, rispettivamente Noia e Lapsus.

La storia che vi vogliamo raccontare oggi parla di Noia. Quasi tutti sanno che è una mitica via nata il 14 febbraio del 1993 dall’intuizione di Seve (Severino Scassa) che, con un traverso a metà via, ha collegato Noi (l’8b+ liberato da Gallo) a Cobra (8b).

Noia è considerato l’8c+ più famoso d’Italia. Sarà perchè è un tiro che nel lontano 1993 ha alzato “l’asticella” del grado

che ancora mancava in Italia, sarà perchè la falesia vanta quasi 300 tiri e richiama a se’ nella stagione invernale centinaia di climbers, sarà che, nel corso del tempo, si è ritagliata un posto nel novero delle classiche oppure, semplicemente, perchè è riuscita a mantenere inalterato un fascino e una riverenza a cui tutti i climbers sono chiamati a rispettare se la vogliono scalare.

Anche Silvio, a testa bassa, ha mantenuto lo stesso rispetto che prima di lui hanno avuto Cristian Brenna, Christian e Andreas Bindhammer, Axel Franco, Yuji Hirayama, Rikardo Otegi, Josune Bereciartu, Alberto Gnerro, Patxi Usobiaga, Adam Ondra, Matteo Gambaro, Fabrizio Droetto, Stefano Ghisolfi tanti altri forti climber, fino al giovane cuneese Francesco Bosco, che ha realizzato il suo sogno proprio il giorno prima di Silvio.

E quindi eccoci qui davanti a questo stupendo calcare che anche cromaticamente appaga l’occhio. La giornata è perfetta, temperature non rigide che diventano piacevoli quando il sole si alza nel punto più alto. Silvio è già passato di qua un mesetto fa, ha fatto un paio di giri e poi ha rimandato a data da destinarsi l’appuntamento con la catena. Ancora ignaro ha fissato quell’appuntamento a oggi. Così, appena arrivati, fa un giro di riscaldamento, da spit a spit, pulisce le prese, le studia, si prende il suo tempo dice “blocca” e poi sta appeso lassù a fissare la parete. Poi scende e chiacchiera come se non avesse davvero in mente di andare a quell’appuntamento. Il bello della falesia di Andonno è che prima o poi arriva qualcuno che conosci. In una domenica di sole pieno a novembre come quella di oggi è praticamente impossibile non incontrare climbers che vengono al cospetto di Noi, che è il tiro di partenza dei sogni per molti di loro.

Il secondo giro arriva dopo una mezz’ora, pazientemente Silvio attende i tentativi di amici e climbers sconosciuti e anche della compagna di squadra Giorgia Tesio del team CT che oggi prova proprio Noi. Sul secondo giro Silvio cade dopo il traverso, all’incrocio perde i piedi e viene giù. Le sensazioni sono buone ma è difficile fidarsi dei piedi quando c’è davvero poco per loro.

Silvio si è fatto più silenzioso, commenta con gli altri questo passaggio sul traverso e poi si ritira nei suoi pensieri. Ogni tanto mangia un biscotto Plasmon e poi si rimette a fissare la parete; il sole ha superato lo zenit da un paio d’ore quando, dopo aver fatto sicura durante un bel tentativo di Giorgia, chiede ad un ragazzo: “La provi tu adesso?” Ricevuta una risposta affermativa Silvio si mette in coda: “Allora dopo di te salgo io”.

Noia è una via tecnica, dove se sbagli a mettere un piede salti giù; una via di resistenza, che concede poca tregua, giusto due momenti per decontrarre se sei bravo a sfruttarli. Sta di fatto che senza troppa fatica né tanta necessità di decontrarre, Silvio la sale tutta d’un fiato. Disegna una linea con la sua corda arancione che da terra sale in verticale per il primo tratto, poi si sposta a destra e poi risale con una rimonta che da sotto quasi nasconde la catena. Arriva e dice semplicemente “blocca”. Ma in quella parola tutta la gioia di aver portato a casa una sfida personale e non solo con se stessi. C’è tutta la soddisfazione di essere arrivato all’appuntamento con la storia in perfetto orario, c’è anche la consapevolezza di poter con tranquillità gestire progetti più impegnativi. Tuttavia, in qualche modo, salire Noia era doveroso.

Con l’umiltà e la riservatezza che lo contraddistingue stringe un sacco di mani di colleghi e climbers che si complimentano e poi senza aspettare si mette al servizio di Giorgia per farle sicura e darle consigli su Noi. Il passaggio del testimone è stato rapido e inaspettato, sarà compito di Giorgia farne buon uso.

Paola Bergamelli

Foto e Video: Alberto Orlandi

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