
Il pilastro rosso del Brouillard
Quando risalendo la Valle d’Aosta si sbuca dalla galleria e si intravede il primo scorcio di Monte Bianco, è un pò come se ti avvicinassi pian piano ad una vetrina attirato dai pasticcini e, ad un certo punto, ci picchiassi il naso contro! Il suo versante Sud si presenta subito imponente, ripido e severo ricco di pilastri rocciosi, speroni, pareti di ghiaccio, creste affilate.
Le principali sono la famosissima Integrale di Peuterey, la cresta del Brouillard e la cresta integrale dell’Innominata, che traccia una linea immaginaria in centro parete e separa il versante Freney da quello del Brouillard. In questo enorme bacino glaciale si è svolta gran parte della storia dell’alpinismo internazionale, dove per anni nomi illustri come Boninghton, Bonatti, Gervasutti, Ratti, Boivin, Gabarrou, Marsigny, Casarotto per citarne alcuni, si son dati battaglia per esplorarne ogni angolo tracciando itinerari futuristici.
Ma concentriamoci sul bacino del Brouillard, quell’angolo di granito caratterizzato da quattro pilastri, tra cui una torre rossa come il fuoco, compatta, verticale, dalla forma di bottiglia che si chiama appunto: Pilastro Rosso del Brouillard.
Dei quattro è il più accattivante, la sua linea è armoniosa ed e squadrata allo stesso tempo, la torre sommitale strapiomba leggermente e gli fa da scudo protettore come voler dire: “Tanto di qui non passi”! E invece qualcuno quella barriera l’ha oltrepassata, un tal Walter Bonatti, che di tenacia e senso estetico ne aveva da vendere, e che nel 1959 insieme a Oggioni, risalì la val Veny puntando dritto al pilastro, sicuro di lasciare ancora una volta la sua firma. 2000 m circa di dislivello separano il fondo valle dalla base della parete, nel mezzo, prati, morene, vie ferrate, crepacci, seracchi e risalti rocciosi. Nulla di che, per loro, abituati a fatica e a pochi mezzi tecnici a disposizione.
Ma tutte queste fatiche e lavoro per salire 400 “miseri” metri di granito rosso?
Ho avuto il piacere e l’onore di ripetere questa via, a 56 anni dall’apertura e posso garantire che quei 400 metri di granito perfetto, lungo una linea assolutamente logica, ripida e difficile, sono tra i più bei metri d’arrampicata che io abbia mai percorso. Oggi ci sentiamo bravi, forti, recordman, ma abbiamo la vita facile noi, con previsioni meteo precise, materiale ultra leggero, performante. All’epoca, questi signori Alpinisti con la A maiuscola, partivano da valle con una foto in mano, pane, salame, e vino, pantaloni di velluto alla Zuava e maglione di lana, e disegnavano capolavori sulla roccia come fosse arte.
Anzi, forse, a pensarci bene, lo era… Noi non possiamo che ringraziare tutti questi nomi per l’eredità che ci hanno lasciato, cercare di coglierne lo spirito e farne tesoro per noi e per le future generazioni.
Negli anni a venire altre vie son state tracciate su questi pilastri, con stili diversi, propri di ogni epoca. Una tra queste è la conosciuta “Anneaux Magiques” di Michel Piola. Potremmo descriverla come l’esatto opposto della “Bonatti”: una continua ricerca della difficoltà pura, cercando di collezionare qualche bel tiro. Serpeggiando tra placche, lame e fessure lungo la parte più ripida del pilastro, Piola e Anker utilizzarono spit (davvero pochi!) dove non era possibile proteggersi con protezioni veloci.
Era il 1989, come dicevamo, forse due generazioni di alpinisti successive rispetto a Bonatti, 30 anni in cui gli obbiettivi dell’arrampicatore sono cambiati radicalmente, e così anche i metodi. Oggi nel 2015, ne son passati quasi 60 da quella prima salita storica, e ancora oggi, pur facendo tappa in un comodo rifugio gestito, rimane un grosso ingaggio ripeterla.
Grazie Bonatti.
VIA BONATTI:
Tracciato in Rosso
Avvicinamento: dalla Val Veny al rifugio Monzino, poi lungo il ghiacciaio del Brouillard.
Attacco: sulla sinistra del pilastro risalendo brevemente il canale di sinistra, per reperire un evidente terrazzo proprio sul filo di spigolo. Vecchie corde segnalano il punto d’accesso.
Lunghezza: 400m
Difficoltà: 6a+ max
Discesa: in doppia sulla via soste a spit, le prime due fuori via per evitare gli incastri. Dalla cima seguire verso valle gli spot singoli con maison per reperire la prima calata.
Materiale utile: NDA, una serie completa di friends fino al 3 BD, una serie di Nuts, fettucce, 8 rinvii.
Punti tappa: bivacco Eccles (sconsigliato); rifugio Monzino.
Note: lungo il secondo terzo di via si raggiunge il canale che separa dalla torre a destra, in corrispondenza di una vena di quarzo (fessura larga) che taglia la parete a sinistra (sosta a spit). Seguire la vena fin dietro allo spigolo, e per lungo diedro fessurato raggiungere la sosta soprastante 55 m.
VIA ANNEAUX MAGIQUES:
Tracciato in verde.
Avvicinamento: dalla Val Veny al rifugio Monzino, poi lungo il ghiacciaio del Brouillard.
Attacco: In centro al pilastro in corrispondenza di un evidente rampa diagonale a destra. Dopo i primi 3 metri sosta su spuntone con cordino.
Lunghezza: 280m
Difficoltà: 6c+ max / 6c obbl. (un passo).
Discesa: in doppia sulla via di salita su soste a spit e/o chiodi si torna agli scarponi.
Materiale utile: NDA, una serie completa di friends BD, raddoppiare le misure 0.5-2 una serie di Nuts, fettucce, 10 rinvii.
Punti tappa: bivacco Eccles (sconsigliato); rifugio Monzino.
Note: Non evidente il terzo tiro, puntare alla vena di quarzo a sinistra, di cui si salirà la prima parte fino alla cengia.
L1: rampa diagonale fino a sosta sotto tetto, 6a.
L2: dritto, scaglie e lame, 6b.
L3: diedrini superficiali compatti verso sinistra, poi terreno rotto, volendo si aggira a sinistra spezzando in due il tiro, poco evidente, 6a.
L4: vena di quarzo, Sosta a spit sopra l’enorme lama.
L5: Muro compatto, spit chilometrici. 6c se si esce dritti, 6b/b+ se si esce a destra all’ultimo spit.
L6: serie di diedri fessurati verso la destra dello spigolo, reperire dal basso una sosta con cordoni viola, 6b.
L7: Tiro chiave per difficoltà 6c+ a causa di rottura di una scaglia. Prima sullo spigolo strapiombante poi verso destra e ancora dritti per belle fessure, molto continuo, utile tenersi un #2 per proteggere il tetto rovescio prima del passo chiave.
L8: Diedro fessurato a L rovesciata. Si esce a sinistra e poco sopra si ritorna a destra con un passo di blocco. Sosta su terrazzo su spit singolo.
Enrico Bonino
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