
Enrico Bonino e la sua vecchia fotografia
Quando una pagina di uno storico libro regala un’avventura.
Intervistiamo Enrico Bonino che ci racconta una delle sue ultime avventure sul Gran Paradiso. “Mi è sembrato di fare un viaggio nel tempo a quando, da ragazzo, seduto sul divano, sfogliavo “le 100 più belle salite del Gran Paradiso…” di Giancarlo Grassi. Leggendo una di quelle pagine mi ero imbattuto nell’immagine di un piccolo laghetto glaciale in cima ad un’irta parete nevosa e ho cominciato a fantasticare di essere lì. Questo ricordo mi ha accompagnato scalando la Roccia Viva con Daniela Formica. Quel laghetto a pagina 142 aveva creato un solco nella memoria. In tutti questi anni col regredire dei ghiacciai e lo scarso innevamento, non mi si era mai presentata l’occasione di tentarne la salita, ma quando le condizioni si sono presentate non mi sono dimenticato di quella pagina della memoria e mi sono preparato ad una salita dal sapore di altri tempi”.
Raccontaci come è andata la scalata Enrico:
“Il primo giorno decidiamo di salire al bivacco Carpano per spezzare il dislivello. Strada facendo non perdiamo l’occasione di degustare un bel piatto di polenta e salciccia al Pontese “dalla Mara”, dove è d’obbligo una tappa fissa. Rifocillati ci incamminiamo verso la gorgia che taglia la bastionata rocciosa sottostante al bivacco. Una ripida ferrata e qualche roccetta umida ci portano sul balcone naturale, che, alle luci del pomeriggio, passata la nebbia, mostra un suggestivo gioco di colori. Questa volta tocca a noi cucinare e ci dobbiamo accontentare di veloci noodles cinesi. Appena il tempo di addormentarsi che due belgi bussano per trovare anche loro rifugio dentro al bivacco. Alle 2:30 suona la sveglia, ci attende una giornata impegnativa: la risalita al Col Money è lunga e quasi ripida come la N. Arriviamo al colle alle prime luci. Qui si apre un panorama indescrivibile a 360 gradi: Cervino, Monte Bianco, Weisshorn, Gran paradiso. Giusto il tempo di gustarsi intorno che subito dopo scendiamo lungo lo spartiacque fin sotto la Roccia Viva. Data la morfologia del ghiacciaio e lo scarso innevamento decidiamo di risalire dei ripidi pendii a sinistra di imponenti seracchi per scappare al labirinto di crepacci. La scelta si rivela ottima e, dopo poco, siamo alla base della parete. Il Sole la lambisce sul suo lato destro e decidiamo di seguire la lingua di luce. Le condizioni sono eccezionali, non penso di aver mai salito una Nord in condizioni così perfette”.
Quindi avete raggiunto la vetta e hai ritrovato il tuo tanto sospirato lago?
“A dire la verità, una volta in vetta, la felicità si è mischiata ad un po’ di amarezza: purtroppo il “mio” laghetto glaciale tanto sognato non c’era più, la parete si è ritirata di una decina di metri di spessore negli ultimi 30 anni, del resto la montagna subisce cambiamenti morfologici incredibili”.
Davvero un peccato, la discesa invece come è andata?
“La discesa per il canale Coolidge e la bocchetta del Monte Nero è stata veloce. Al bivacco, già baciato dal sole, ci siamo riposati sull’erba a goderci il tepore dei raggi e la bella giornata appena trascorsa che si concluderà con il migliore dei modi: un bel pranzo ancora cucinato dalle sapienti mani di Mara”.
Cosa riserva ora il tuo libro dei ricordi?
“Chi può dirlo, sono così tante le immagini che vorrei vedere con i miei occhi, ho solo l’imbarazzo della scelta!”
Grazie a Enrico e a Daniela
P.B.
- Enrico Bonino sul Gran Paradiso
- Bonino
- Daniela Formica
- La picca di Climbing Technology
- Roccia Viva parete N
- Enrico Bonino parete N
- Bonino
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